Eruannon

Eruannon

sabato 17 dicembre 2011

E' arrivata la Primavera

Nel Regno di Petunia, a differenza del mondo degli umani, non esiste né il mese di Aprile né quello di Maggio, ma un unico periodo chiamato Primavera ovvero età della rinascita.
 
In questo tempo nel Regno di Petunia, la Natura si  risveglia;
il verde sentiero che conduce alla Grande Quercia si riempie di margherite, viole, rossi papaveri e naturalmente petunie di vari colori circondate da piccole erbette  verde chiaro.




Il lago cristallino riflette l'azzurro del cielo primaverile mentre le nuvole sembrano galleggiare sull'acqua appena mossa da un leggero vento.
Ma avviene uno strano fenomeno...alcuni sentieri del regno si riempiono di rigagnoli d'acqua proveniente dal magico lago.



Anche gli uccellini fanno la loro parte, intonano dolcissime melodie che si diffondono tra i sentieri del regno.






Nella dimora della Regina Petunia sono arrivati magnifici cigni bianchi che le faranno compagnia per tutto il periodo primaverile.
Ripartiranno solo all'inizio dell'autunno, cioè a settembre.
Dal canto loro le quattro fate hanno sistemato i loro vestiti invernali in grandi casse dorate e al loro posto hanno indossato abiti leggeri e dai colori vivaci.
Anche Eruannon si prepara alla nuova stagione; per l'occasione ha scelto un abito verde chiaro con piccole petunie colorate perchè in primavera si festeggia la  cara Regina .
Come tutte le sere, al calar della notte , i nostri amici si riuniscono sotto la Grande Quercia e passano la serata raccontando fiabe dedicate alla Primavera e alla cara Petunia ed infine narrano la storia dell'albero più importante del loro regno:
la Grande Quercia.
Ascoltate...


Una volta nel nostro piccolo mondo regnavano due grandi potenze in pace fra loro,  il grande re della dinastia Inverno e la bellissima regina della dinastia Estate.



Queste due potenze erano talmente unite ed in armonia tra loro che un giorno decisero di formare un unico regno unendosi in matrimonio. Dopo un po’ di tempo  la regina Estate era in attesa dell’ unico erede  di quel grande regno. Però dopo nove lunghi mesi ebbero un' inaspettata sorpresa, infatti il figlio non era uno ma ben due: due gemelli, un maschio ed una femmina.
La femmina, figura esile, capelli castani ed occhi vivaci,  era sempre felice e non piangeva mai e quando passava da un sentiero bastava il suo sorriso per far sbocciare  i fiori ed  il suo sguardo faceva spuntar le foglie e  crescere sugli
alberi  la frutta più buona del mondo.




Invece il maschio era triste e lugubre, vestito sempre con abiti marroni o grigi,  quando passeggiava per le vie del regno con la sua eterna tristezza, si formava  ai suoi piedi un enorme tappeto di foglie appassite.




Inoltre i due piccoli avevano  caratteri completamente diversi, tanto diversi che quando raggiunsero la maggiore età, si costruirono due regge separate e bastava un non nulla per litigare, infatti erano sempre in guerra fra loro. Anche il padre e la madre non andavano più d’accordo e fu così che non si amarono più.



Il  dio Sole, alla vista di queste lotte, si arrabbiò molto, così stabilì che avrebbero regnato sulla terra a turno.
La figlia, chiamata Primavera, è quella che regna di meno ma da  sempre la preferita da tutti gli esseri viventi umani e non, perché con la sua allegria ogni anno riporta in vita  la natura che si è addormentata  durante il regno del padre  Inverno.



 

Alla fine del racconto di Naida, la fata Faith intonò una canzoncina…

Se vuoi sentir cantare la primavera,
fanciullo, và nel prato, chiudi gli occhi.



Verranno i grilli al calar della sera:
terran concerto insieme coi ranocchi.
Tra i fili d’erba terranno concerto
in mezzo al prato, sotto il cielo aperto.
Se la primavera vuoi sentire cantare,
ad occhi chiusi resta ad ascoltare.


All’improvviso Faith si fermò e disse -  Guarda Ellet una partita di calcio tra grilli- e continuò  a cantar allegramente…

Giocano al calcio i grilli
e non lasciano tranquilli
i fiori circostanti.
Han scelto, come palla, una mimosa gialla.


Il grillo centro-avanti la passa ad un terzino,
che con il suo zampino
le fa fare un bel volo.
ad un palmo dal suolo.
Compiuto il suo tragitto
la palla poco esperta
finisce a capo fitto
dentro la bocca aperta
del ramarro che dice:
-Goal!- e, tutto felice per l'improvvisa pappa,
ingioa il fiore e scappa...

 




Molto graziosa questa canzone sulla primavera. - disse Ophelia -
Adesso vi racconterò come Petunia è diventata regina del nostro pacifico regno.-
Ascotate...


Tanto tempo fa nel nostro regno  abitava una fatina molto povera di nome Fiore che aveva un grande sogno: diventare una principessa.
Un giorno, mentre raccoglieva della erbe magiche trovò  accanto a lei  un sacchetto, dove vi era impresso con la ceralacca il sigillo del re; lo aprì e vide dei fiori di petunia. Senza indugio lo prese con sé e ritornò subito a casa. Entrata, diede il sacchetto alla madre con molto entusiasmo. Il giorno dopo si seppe che il principe del suo regno aveva perso un misterioso sacchetto.
In paese si raccontava che chiunque lo avesse ritrovato avrebbe avuto poteri magici immensi, primo fra tutti quello di diventare il nuovo re del regno.  Quanto la madre di Fiore venne a sapere del fatto disse alla figlia di  restituire il sacchetto al principe, perché ciò che non si conquista con l’onestà non porta nulla di buono. Fiore, di gran fretta, volò al castello.

Arrivata alla dimora reale, si fece annunciare a sua maestà.
Il principe chiese alla bella fatina come si chiamava.
La fata rispose molto timidamente e consegnò il sacchetto.
Hans, il principe, le disse che per la sua sincerità meritava una ricompensa: un invito   per quella stessa sera al  ballo di corte.
La dolce fatina accettò e ritornò di gran corsa a casa.
Felice, diede la notizia alla madre, ma purtroppo in casa trovò anche il suo patrigno che la rimproverò per quello che aveva fatto: restituire il sacchetto magico al legittimo proprietario.
Devi essere matta- disse il patrigno- proprio come tua madre. Siete solo due povere illuse…L’onestà non porta a nulla, tanto meno alla ricchezza e alla felicità. Adesso prendi le tue cose e va via da questa casa… sciagurata !!!.

La fatina rattristata si incamminò verso un fiumiciattolo dove si recava nei momenti più tristi della sua vita e lì si sedette su un piccolo fungo a pois, piangendo.




Ad un tratto sentì un rumore di zoccoli che si avvicinava verso di lei. Fiore si girò  impaurita e vide su un  bellissimo cavallo bianco un ragazzo. Quest’ultimo scese da cavallo e prese la sua mano.
La fatina riconobbe subito il principe Hans che molto timidamente le confessò il suo amore.

Anche lei aprì il suo cuore al principe e disse che in realtà, fin da quando era piccola, lo amava ma era troppo povera e non poteva mai partecipare alle sue feste. Fiore ed Hans iniziarono a parlare della loro vita seduti in riva al fiume. Arrivò la sera, il principe e la fatina andarono  al castello per il gran ballo.




All’ inizio la fatina  era in imbarazzo perché non aveva abiti adatti;
allora Hans entrò nella stanza della regina madre e prese un vestito che non usava più.

I servi del principe iniziarono a prepararla. Dopo qualche minuto uscì dalla stanza con un vestito verde chiaro ricco di piccole petunie di vari colori e del quale si imbarazzava un po’ perché era troppo elegante. Hans e Fiore iniziarono a danzare e continuarono per ore e ore senza sosta. Quando tutti gli invitati se ne andarono Hans  si inginocchiò davanti a lei e le chiese di sposarlo.
Fiore arrossì e il cuore le batté a mille, non riusciva più a parlare ma fece un cenno di consenso con la testa. Dopo una settimana Fiore e il principe si sposarono, così  la dolce fatina diventò la regina del nostro regno e da quel giorno cambiò nome …Petunia perché senza il ritrovamento di quel misterioso sacchetto contenente petunie non sarebbe mai diventata una regina… .





Questa è la vera storia della nostra regina Petunia, però scommetto che nessuno di voi conosce quella della Grande Quercia- disse con voce altisonante la fata Ophelia.
Io non di certo- rispose Ellet- fin da piccola mia madre mi raccontava questa storia per farmi addormentare.
Sarà per me un onore, raccontarvela...-


Un giorno un anziano contadino camminando per il bosco trovò un piccolo seme, strano all’apparenza perchè illuminato da un raggio di sole.





Lo raccolse e lo portò a casa . L’indomani lo piantò nel suo piccolo orticello dietro lo steccato di legno. Passati pochi giorni  il semino diventò una Quercia bellissima illuminata dal sole.

La quercia cresceva in salute e beltà perchè con il passare delle stagioni a poco a poco su di essa incominciò a cadere un po’ di polvere di stelle. La quercia diventò luminosissima ma purtroppo con il passare degli anni il contadino che l’aveva curata per così tanto tempo, morì.
 L’ albero non avendo più nutrimento, incominciò ad appassire ma fortunatamente dopo alcuni giorni dei bambini provenienti dal villaggio incominciarono a fare girotondi intorno alla “Grande Quercia”. Pensarono di prendersi  cura di lei  e di giocare e divertirsi insieme a lei.




Passarono molti anni e la polvere di stelle che continuava a cadere sera dopo sera  si  trasformò in una moltitudine di fatine che da quel giorno incominciarono a popolare il bosco dove era nata e cresciuta la Grande Quercia e chiamarono quel piccolo regno “ PETUNIA”, regno nato dall’amore dei bambini.

Ecco perché - continuò Ellet- l’amore , l’amicizia, la solidarietà ed il rispetto sono  i valori più importanti  del nostro mondo.






 La nostra storia è giunta al termine.
Eruannon crebbe in salute e bellezza e la sua vita iniziata da mezzo folletto si concluse felicemente.
Ma adesso vi chiederete, chi è il narratore di questa storia fantastica.
Be è facile immaginarlo...sono un ragazzo della stessa età di Eruannon e come lui diversamente abile. Vivo nel mondo degli umani che spesse volte nei confronti dei più deboli  molto " umano" non lo è proprio..
Il mio sogno è quello di ogni essere vivente reale o immaginario che sia: essere accettato per quello che si è, e vivere al massimo la vita.
Mi auguro che il messaggio di questo libro sproni i lettori verso una vera presa di coscienza nei confronti del problema dell'integrazione e li conduca ad un impegno costante e produttivo per una società migliore.
Ricordate che, come disse il grande regista Federico Fellini, un linguaggio diverso è una diversa visione della vita, ed un anonimo aggiunse " ricorda sempre che sei unico , esattamente come tutti gli altri".






P.S.Dimenticavo Eruannon significa "dono di Dio"






C'E' UNA GRANDE NOVITA' !!!




Eruannon, l'elfo diversamente abile
è diventato un libro digitale.
Potete scaricarlo gratuitamente al seguente link:
http://passionelettura.splinder.com/

Una sera di Marzo

Il quattro Marzo è una giornata molto speciale perché  si festeggia il tredicesimo compleanno di Eruannon.Nel Regno di Petunia le creature che compiono tredici anni, diventano adulte e quindi entrano ufficialmente a far parte del regno.
Come tutte le sere il piccolo elfo si dirige verso la Grande Quercia, sperando che le sue amiche fate non abbiano dimenticato la ricorrenza.
Ma appena oltrepassato il verde sentiero, che conduce alla Grande Quercia, si accorge che nessuno ancora è arrivato.
Si siede ed aspetta per più di mezz’ora................
Così, stufo ed amareggiato per l’accaduto, si alzò e decise di andar via.
All’improvviso la Grande Quercia si illuminò di mille colori ed apparve la Regina Petunia con in mano un cofanetto color amaranto con su scritto
“ BUON COMPLEANNO ERUANNON”.












L’elfo iniziò a piangere e ringraziò le sue amiche e la Regina Petunia per la sorpresa. Con un po’ di ritardo, la festa ebbe iniziò e come di consueto Ellet raccontò la sua storia…
Ascoltate…


C'era una volta in un villaggio di campagna, ricco di vegetazione, un contadino che possedeva un grande dono “saper leggere nel cuore degli uomini”.
 
Un giorno, mentre curava il suo piccolo orticello, incontrò un cavaliere che accompagnato dal suo destriero, passeggiava elegantemente nel  prato antistante la sua umile casa. Allora il ricco cavaliere, vedendolo così povero, si impietosì e pensò di aiutarlo donandogli tre semi: uno di zucca, un altro di piselli e il terzo di pomodoro. I semi avevano una caratteristica, erano magici infatti in pochi giorni il contadino potè raccogliere e vendere al mercato il suo ricco raccolto. 
Da li nacque la loro amicizia...
Passati pochi giorni il contadino volle ringraziare il cavaliere e pensò di svelargli il suo segreto cioè, quello di saper leggere nel cuore degli uomini.
Tutto sembrava andar per il meglio ma, non lontano dal villaggio,
su un’ altura abitava il Mago Nero. Il suo castello oscuro, pieno di prigioni e stanze buie, sorgeva nelle vicinanze di un dirupo.







 Il Mago Nero da molto tempo aveva in mente di conquistare il mondo, infatti durante la sua vita aveva combattuto con altri maghi e ogni volta ne era uscito vittorioso.
Ma tutti i poteri conquistati fino ad allora, non erano stati sufficienti; ne mancava solo uno…saper leggere nel cuore degli uomini. Così venuto a sapere dell’esistenza del nobile contadino, mandò Oxford, il suo fidato amico, che in una notte di plenilunio lo rapì  e lo trasportò, su un cavallo alato e nero come la pece, nel suo castello.
Passarono molti giorni prima che il cavaliere venisse a sapere dell’accaduto. Questi infatti, informato dagli abitanti del villaggio, si recò senza indugio al castello in nome della sua amicizia con il nobile contadino.

Dopo giorni di viaggio, il cavaliere arrivò a destinazione e senza farsi vedere, entrò nelle oscure prigioni del castello per tentare di liberare il suo amico. Ma sfortunatamente il Mago Nero si accorse di lui.
 Tra i due scoppiò un duello lungo e terribile combattuto con armi di ogni tipo. Alla fine vinse il cavaliere, che con un colpo di sciabola staccò la testa del mago dal suo corpo e la fece ruzzolare  dalle scale di ferro dell’atrio del castello.
Ma un ultimo pericolo aspettava il cavaliere, le chiavi della prigione erano nelle mani di Oxford.
Senza timore e memore della sua vittoria, il cavaliere con un balzo atterrò Oxford che impaurito e tremolante consegnò le chiavi e si diede alla fuga.
Soddisfatto il cavaliere liberò il suo amico e lo riportò sano e salvo al villaggio. 




 


 




Passato qualche minuto la fata Faith prese la parole e iniziò a raccontare una fiaba sul rispetto della diversità.
Ascoltate...


Tanto tempo fa, in una piccola cittadina, nacquero da una coppia di cani molto conosciuti nel quartiere, tredici cuccioli. In realtà ne erano nati quattordici, ma i genitori avevano abbandonato un cucciolo perché era molto brutto, grosso e tutto nero; in poche parole diverso dagli altri, che erano bellissimi cuccioli color latte con macchie color cioccolato.




Solo e disperato, il piccolo cagnolino vagabondava per le vie della città. Mentre camminava, incontrò dei cuccioli, che in realtà erano i suoi fratelli. Essendo molto affamato, li chiese se poteva giocare con loro e se potevano dargli un po' di cibo. Ma loro, credendosi superiori, lo derisero e lo mandarono via ridendo della sua diversità.
Il povero cucciolo se ne andò via piangendo e, mentre pensava di non avere più alcuna speranze di vivere, lo prese in braccio e lo porto con sé una ricca bambina: la figlia del sindaco del paese. Il cucciolo venne cresciuto e ben curato dalla famiglia adottiva, e gli venne dato anche un nome: Billy.
Da grande divenne un cane importante e conosciuto nella cittadina, perché aiutava i suoi simili poco fortunati come lo era stato lui. I suoi veri genitori, venuti a sapere dell’accaduto, gli chiesero se voleva ritornare da loro, ma Billy rispose di no, perché aveva trovato una vera famiglia che aveva accettato la sua diversità! Così i suoi genitori vissero col rimorso di averlo abbandonato , mentre il cagnolino visse sempre felice e contento perché capì che essere diversi non è un ostacolo, ma una risorsa da sfruttare per arricchire se stessi e gli altri.





 

Alla fine del racconto di Faith , Eruannon provò una strana sensazione .
I suoi piccoli piedini non toccavano più la terra…
Si, amici miei, avete capito bene.
Eruannon stava volando.
Ma lui non poteva …Cos’ era successo?
Semplice…le quattro fate lo sorreggevano.
Eruannon capì di essere una creatura fortunata perché se gli altri elfi potevano volare da soli, lui poteva farlo in compagnia.
Pensò tra sé e sé ad una frase letta da qualche parte in un libro degli umani
“Il futuro appartiene a coloro che credono alla bellezza dei propri sogni”.

Da quel giorno l’elfo fu a tutti gli effetti un abitante del Regno della bellissima Petunia.
BUON COMPLEANNO ERUANNON…



 

Una sera di Febbraio

Febbraio è il mese dedicato al Carnevale.
Gli abitanti del Regno di Petunia, elfi, fate e folletti sono in piena attività e cercano di organizzare una grande festa per la sera del martedì grasso.
La Grande Quercia, addobbata dalle fate con centinaia di stelle filanti multicolore, mostrava l’intero tronco coperto da una meravigliosa maschera. Nel frattempo i folletti preparavano flauti di zucchero filato e violini di cartapesta.





 
Le fate insieme ad Eruannon si prepararono alla festa indossando i loro abiti più belli.
Dinanzi ad una tavola imbandita con dolci e bevande di ogni genere, iniziò la serata.
Ophelia prese la parola e cominciò a raccontare una storia sulla nascita del Carnevale nel mondo degli umani.



Un giorno- disse Ophelia - Francesco, un bambino di sette anni, si fece una domanda:- Perchè si festeggia il Carnevale ?-
Non trovando risposta, lo domandò al nonno. Giorgio, così si chiamava, si ricordò di una storia che gli avevano raccontato da piccolo. Inizia così...

Tanto tempo fa in una città lontana, viveva un bambino molto povero di nome Gabriele, che amava veder recitare i burattini, ma non aveva i soldi per lo spettacolo.




Un giorno, passeggiando, vide un burattino buttato sul ciglio della strada; era malconcio, ma lo prese lo stesso con sé.
Cercò di sistemarlo per bene e con un pezzo di stoffa, trovato per strada, riuscì a fargli un piccolo vestitino. Era un pò stropicciato ma molto carino.
 
Durante il pomeriggio cercò di farlo camminare; era molto complicato per un bimbo così poco esperto, e ci rimase veramente male, quando il piccolo burattino cadde a terra.
Pensò che con un pò di pratica, avrebbe imparato a fargli fare qualche passo. Dopo un pò di giorni finalmente riuscì a farlo camminare come un vero burattinaio e dopo qualche settimana riuscì a fargli muovere anche le braccia.
Non passò molto che Gabriele si accorse che molti
bambini erano attratti dalla sua bravura.
Così vedendo che molti passanti si fermavano, a causa del burattino, decise allora di allestire un piccolo palco, per dar vita ad uno spettacolo molto divertente. Di solito terminato lo show, adulti e bambini lasciavano qualche spicciolo.
Un giorno, mentre Gabriele si trovava sul palco, venne una ragazzina che all'apparenza sembrava appartenere ad una famiglia molto nobile. La fanciulla si chiamava Delia ed aveva  una sorellina di nome Margherita che si era divertita molto a vedere il burattino di Gabriele.




Anche la madre delle due ragazzine aveva visto quello spettacolo e si era entusiasmata molto. Così la dolce signora pensò di invitare Gabriele nella sua villa di campagna.
Il ragazzo accettò volentieri.
Arrivati a destinazione il piccolo burattinaio preparò lo spettacolo.
Le due ragazzine pensarono di ricambiare la sua cortesia; presero dei fogli di carta ed iniziarono a spezzettarli.
Delia strappò piccoli pezzi di carta colorata e li volle chiamare coriandoli, invece la piccola Margherita fece delle lunghe strisce  di carta gialla, rossa, blu e verde e le arrotolò.
Margherita soffiò per caso dentro il buco che si era formato, e come per incanto uscirono delle strisce di carta arricciata che sembravano stelle cadenti; così pensò di chiamarle stelle filanti.
Gabriele molto emozionato, decise di ricambiare, invitando le due ragazzine a prendere parte allo spettacolo.
Dopo qualche giorno Delia e Margherita riuscirono a far camminare i burattini. Così iniziarono i preparativi per la festa di compleanno di Carnelina, la loro madre, che cadeva proprio
l'ultima settimana  prima della Quaresima. Per circa un'ora, prima che iniziasse la festa, i ragazzini si esercitarono.
Arrivato il gran momento Gabriele presentò lo spettacolo in onore della festeggiata. Ad un certo punto Carnelina non vedendo le sue due figlie iniziò a preoccuparsi, ma quando iniziò lo spettacolo, il mistero fu svelato, sul palco c'erano tre burattini che danzavano e cantavano a squarciagola.



Al termine dello spettacolo i tre bambini uscirono sul palco per ringraziare il pubblico che applaudiva e rideva a più non posso.
Gabriele, però, si accorse che tutti gi ospiti avevano portato molti regali per Carnelina e così volle fare un regalo ancora più bello e inaspettato alla gentile signora.
Con gran voce annunciò:- Questo giorno da oggi in poi sarà molto speciale, Carnelina, perché si celebrerà una festa che tutti chiameranno "Carnevale", in tuo onore.-
-La storia finisce qui, - disse il nonno di Francesco- Ora, caro nipotino, sai l'origine della nostra festa chiamata " Carnevale".-

 


Terminato il racconto di Ophelia, Naida prese la parola.



-Adesso vi racconterò una storia che in qualche modo riguarda il nostro regno e che ci spiega meglio alcune usanze proprie del Carnevale, come mangiare le chiacchere o giocare con stelle filanti o coriandoli.-
Ascoltate...



Tanto tempo fa, in un paese di boscaioli, viveva una bambina di nome Stella Coriandolina che non sorrideva mai e camminava sempre a testa bassa , perciò non aveva mai guardato il cielo.

I suoi genitori, padroni dell'osteria del paese, erano molto preoccupati per il suo futuro.
Un rimedio c'era: la madre era una maga, ma da sola non poteva far molto; pensò dunque di chiedere aiuto ai suoi amici elfi.



Così un giorno decise di andare a trovarli nel bosco in cui vivevano.
Raggiunto il bosco, la maga raccontò la storia di sua figlia Stella Coriandolina, e un elfo di nome Elfetto  Fatato le disse di recarsi alla Grande Quercia dove si trovava  Capo Elf, molto conosciuto per la sua saggezza.

Attraversò il sentiero maledetto, popolato da belve feroci, e dopo circa mezz'ora arrivò finalmente alla Grande Quercia.
Qui  Capo Elf accolse con felicità la maga, che gli raccontò l'accaduto. Capo Elfo, dopo aver riflettuto, prese dal terzo ramo della Grande Quercia un sacchetto con dentro magici biscotti, che una volta mangiati procuravano il sorriso, e una polverina in grado di renderli irresistibili e li consegnò alla madre.
 La maga lo ringraziò e partì per il suo paese.




Tornata al villaggio, si diresse all'osteria.
Senza perdere tempo mise la polverina sui biscotti magici, chiamò la figlia, che incuriosita come non mai, li assaggiò e di colpo sorrise.
Per la prima volta nella sua vita, alzò lo sguardo al cielo e a quel punto  caddero stelle che lasciavano ognuna, dietro di sé, una scia.


Di questo fatto si parlò molto al paese e per questo quei biscotti furono chiamati "Chiacchiere".

Da quel giorno, ogni anno, nel mese di Febbraio, nel paese dei boscaioli viene celebrata la festa del "Carnevale", nella quale si consuma grande quantità di carne accompagnata da piccoli dolci fritti, le chiacchiere; inoltre si gioca con le stelle filanti e si lanciano migliaia di coriandoli...

Adesso vi starete chiedendo perché a Carnevale c'è l'usanza dei coriandoli..., ebbene perché quando morì Stella Coriandolina avvenne un fenomeno stranissimo: la ragazza si trasformò in tanti pezzettini di carta colorata.









La serata stava volgendo al termine.
Ellet però, nonostante fosse tardi, volle raccontare una storia sul Carnevale ma con un nuovo protagonista: Belzebù ovvero il diavolo.





Ascoltate…





Elavenrac è piccolo paese medievale che sorge vicino le sponde del fiume delle Fate a ridosso dei tristi monti del regno di Belzebù.
Ad Elavenrac nel mese di febbraio ricorre la festa del paese che prende il nome dal suo fondatore, Carnevale.
Carnevale era il sindaco del paese e in tempi molto lontani aveva sconfitto in battaglia Belzebù, perché quest’ultimo voleva conquistare la valle per estendere il suo dominio sulla terra.








Così alla morte di Carnevale, gli abitanti di Elavenrac pensarono di istituire una festa in suo onore.
In questa occasione infatti si festeggia la vittoria su Belzebù e gli abitanti colgono l’occasione per vestirsi con splendide maschere da loro stessi confezionate.
Tra di loro ci sono: Arlecchino, sciocco e credulone,  Colombina, vivace e graziosa, Pulcinella, servitore chiaccherone, tonto o astuto a secondo delle occasioni, Pantalone, vecchio mercante, Brighella, servo astuto e senza scrupoli, Meneghino, rozzo e di buon senso, capace di deridere i ricchi e Balanzone, dottore superbo e presuntuoso, capace di sproloqui e lunghe prediche.




 








Ma passati svariati anni dalla morte di Carnevale, Belzebù si volle vendicare infatti una volta e precisamente la sera del lunedì grasso rubò i vestiti che gli abitanti di Elavenrac indossavano per la festa del paese.
Alle prime luci dell’alba il diavolo ritornò nel suo triste regno.
Appena gli abitanti si svegliarono, si accorsero del furto e spaventati chiamarono la fata Lys.











 La fata, messa al corrente del fatto, convocò le sue ancelle e le inviò con il suo cavallo alato nel castello di Belzebù.
Arrivate a destinazione, approfittarono del riposo pomeridiano di Belzebù ed entrarono nel suo castello per rubare i vestiti. Ma una delle tre ancelle, Nova pensò di sostituire i vestiti rubati con altri simili.
 Poco dopo le ancelle della fata Lys ritornarono al paese e riconsegnarono i vestiti agli abitanti, che entusiasti si prepararono alla festa del martedì grasso.
Belzebù, appena sveglio, si recò nei sotterranei del suo castello, dove aveva nascosto la refurtiva, ma non si accorse di nulla.
 Nel frattempo nella piazza di Elavenrac, Arlecchino e Colombina diedero inizio alle danze mentre Brighella e Balanzone lanciavano in aria montagne di coriandoli e stelle filanti.
Verso mezzanotte Belzebù si affacciò dalla finestra del suo palazzo e si accorse che giù a valle nel paese di Elavenrac c’era in corso una festa.
-Com’era possibile tutto ciò? – Penso tra sé e sé.
Di corsa scese nelle segrete del castello e rovistò tra gli stracci per terra.
All’improvviso  li venne un colpo, i vestiti non c’erano più.
Ma ormai era troppo tardi per fermare la festa infatti i raggi del nuovo sole riflettevano sui vetri della finestra del suo castello.
Ancora una volta il Carnevale era salvo …



La festa del Carnevale si concluse a notte fonda.
Tutti erano molto stanchi ma felici di aver passato una serata fantastica.




Una sera di Gennaio

E’ il mese di Gennaio, e un nuovo anno attende  Eruannon.
Ma a causa di un piccolo malanno di stagione, il nostro elfo per alcune sere, non può partecipare alle riunioni con le sue amiche fate.
Così Ophelia ha un’idea, andare a casa di Eruannon per fargli un po’ di compagnia.
La casa si trovava non lontano dalla Grande Quercia, dentro una cavità nel quarto albero del verde sentiero.
Ellet, Faith e Naida con gioia accettarono la proposta della loro amica.
Così s’avviarono lunga la piccola stradicciola e poco dopo bussarono alla porta di Eruannon.



-Salve cucciolo, possiamo entrare?- disse Naida.
-Sapete-rispose Eruannon –speravo in una vostra visita…
Entrate e sedetevi pure..-



Le fate si accomodarono su larghe foglie di edera e dopo un pò, tra una risata ed un'altra, iniziò una divertente serata.
Ascoltate…  





Tanto tempo fa in un paesino di campagna,viveva in una piccola casetta un taglialegna di nome Ronch con suo figlio Oliver.

Il bambino era affetto da incubosi  estrema (rara malattia che porta il malato ad avere paura del futuro), ma il padre non poteva far niente per aiutarlo, proprio perché vivevano nella povertà più assoluta. L’ unica che lavorava nella famiglia era la madre che guadagnava qualche spicciolo necessario per mangiare, però un giorno restò vittima di una frana .Passati pochi mesi dalla morte della sua adorata madre , Oliver  si aggravò, così il padre con un immenso dolore nel cuore, si mise in cammino verso un luogo a lui sconosciuto, la Foresta incantata, per trovare qualcuno che potesse aiutare suo figlio.



Dopo un lungo viaggio, Ronch si riposò sotto un albero luccicante all’ interno della foresta . Li fra le foglie dell’albero più vecchio, abitava una piccola fatina di nome  Cleo, che appena lo vide tutto triste e sconsolato gli chiese che cosa avesse. Ronch gli raccontò la storia di suo figlio, e la fata commossa lo portò dallo gnomo Squik, ammirato da tutti per il suo amore verso il prossimo.








Lo gnomo diede al pover uomo una lista di erbe da raccogliere nelle notti di luna piena per poi posarle nel vaso magico, da lui donato, a mezzanotte in punto. Le erbe da trovare erano: cristallino brillantato, rose dai petali azzurri e alcune foglie
dell’ albero luccicante.  


La prima notte di luna piena Ronch andò dalla fata Cleo, che gli donò generosamente alcune foglie dell’ albero luccicante. Poi a mezzanotte in punto le posò nel magico vaso.

La notte di luna piena successiva , alle 23.00, si inoltrò nella palude delle tenebre, e dopo una pericolosissima avventura ( aveva combattuto contro pipistrelli giganti), riuscì a prendere una rosa dai petali azzurri e allo scoccare della mezzanotte , la posò nel vaso magico.






Ronch aspettò  l’ultima notte di luna piena. Dopo aver attraversato un sentiero oscuro e tenebroso si ritrovò sul monte Gingirillo.
A poca distanza da lui vide l’ albero più alto della foresta incantata che custodiva
un cristallino brillantato. Ronch, aiutandosi con una fune, si lanciò e  lo prese  e, come sempre, a mezzanotte lo pose nel magico vaso.




L’ indomani Ronch si svegliò di buon’ ora e andò subito dallo gnomo che gli spiegò cosa doveva fare appena fosse  arrivato da suo figlio.
-Ronch, ascoltami bene-disse Squik-nella stanza più grande e luminosa di casa tua, dovrai tracciare un cerchio con all’interno una stella, intorno alla quale dovrai porvi
sette candele equidistanti l’una dall’altra. Non dimenticarti di mettere tra una candela e un’altra un incenso al gelsomino.-
-Tutto qua?-rispose il pover uomo.-
-Certo che no…- continuò lo gnomo- adesso arriva la parte più difficile.
All’interno della stella fai sedere tuo figlio e recita la seguente formula: “Alleviate le pene di mio figlio , o dolce Fato,toglieteli la malattia che lo infetta affinchè possa vivere una vita perfetta. Trasferite la malattia in questo vaso magico ed esaudite, vi prego, la mia preghiera”.




Ricordati però che tuo figlio potrà conservare la sua salute soltanto se porterà con sé questo sacchetto rosso contenente un bulbo di gladiolo, tre bulbi di agletto selvatico, tre grani di sale e tre molliche di pane. Adesso vai , Oliver ti aspetta…Buona fortuna ....

Ronch prese tutto ciò che gli occorreva e  in gran fretta e con il cuore pieno di felicità  tornò a casa. Appena arrivato il povero taglialegna fece tutto ciò che lo gnomo gli aveva detto.
La fata Cleo, nel frattempo lo aveva seguito fino a casa ,e da un piccola finestrella osservò tutta la scena: il rito magico, la guarigione di Oliver e l’abbraccio commovente tra padre e figlio. Così  ebbe grande compassione e pensò ad un regalo…Sull’uscio della porta lasciò
una pentola piena di monete d’oro.
Divenuti ricchi,  come in tutte le fiabe, Oliver e Ronck vissero tutta la vita felici e contenti .         









 


Alla fine del racconto Eruannon si sentiva già meglio.
Ringraziò le sue amiche fate e si addormentò tranquillo.
Ellet mise a posto le foglie d’edera sotto il piccolo tavolo di ciliegio ed insieme ad Ophelia chiuse delicatamente la porticina.

Quella notte Eruannon fece un bellissimo sogno…

VOLARE
NEL CIELO BLU COME TUTTI GLI ALTRI ELFI.

Una sera di Dicembre





Anche nel Regno di Petunia è Natale. Come tutte le sere Ellet,  Ophelia, Faith, Naida e l’elfo Eruannon si riuniscono sotto la Grande Quercia per raccontare storie fantastiche e questa volta anche per festeggiare il Natale. Ma c’è una novità ….UN OSPITE INATTESO….
IL SUO NOME E’ JEK.

  Ciao a tutti, sono Jek  e vengo dal regno di Mercurio. Da tanto tempo desideravo rivedere la mia compagna di giochi Faith ed approfittando del Natale , eccomi qua. Faith mi ha raccontato delle vostre divertenti serate quindi ho pensato di unirmi a voi e raccontare la mia fiaba sul Natale. A dir la verità non è proprio una fiaba ma è qualcosa che mi è successa per davvero.
Ascoltate…



 Sono le nove del mattino del 25 Dicembre dello scorso anno, la luce del quarto sole con i suoi raggi penetranti, mi sta a poco a poco svegliando . Accanto a me c’è Terent, la mia amica , una tarantola da passeggio. Con il pelo arruffato e gli occhi blu oceano è molto carina, a farle compagnia  c’è il mio canarino da guardia . Il suo piumaggio viola lo fa sembrare un’esemplare femmina e solo dal suo carattere  puoi capire che si tratta di un maschio. Terent  mi punzecchia la mano , così decido di alzarmi dal mio morbido letto di lattice, mi vesto con la mia solita camicia di lino, e mi dirigo al bar per far colazione.
Phunk, così si chiama il bar, si trova all'incrocio della dodicesima nuvola. Inizio a salire le scale di cristallo , arrivato all’ ingresso , apro la porta e all’interno del locale si sente un leggero scricchiolio. Mi siedo al mio solito tavolo coperto da una elegantissima tovaglia in velluto, accarezzo il divano  ed ordino al cameriere un frappè alla vaniglia con scaglie di cioccolato e fragoline dell’ Amazzonia.
All’improvviso una pietra  rompe un vetro del locale e cade proprio sul tavolo dove sono seduto.





Mi accorgo che su di essa  c’è una  strana incisione , così decido di andare dal mio amico  Mark, che nel giro di pochi minuti mi traduce il messaggio……Ti prego, aiutami: questo il contenuto della  misteriosa incisione.


Senza dire una parola , saluto il mio amico e mi dirigo verso il mio laboratorio di pasticceria.
Chi mai poteva  voler il mio aiuto…..e perché proprio il giorno di Natale?.
Cerco di non pensarci più , apro il portone, attraverso il lungo corridoio di zucchero e cioccolato fondente e mi ritrovo nella stanza tortaiola dove mi attendono le ciliegine sciroppate e la ricotta zuccherata.






All’improvviso nella stanza madre, la stanza pasticcera, sento un rumore, entro in fretta e mi accorgo che nella cassaforte di burro rinforzato, il mio ricettario segreto è scomparso. A quel punto cado a terra, tramortito.
Passato qualche minuto, riprendo i sensi e senza alcun indugio mi metto alla ricerca del furfante. Chi mai sarà il ladro…e proprio il giorno di Natale doveva , capitarmi tutto ciò…..perchè!
A quel punto ripenso alla misteriosa incisione e vedo per terra , vicino la cassaforte il cappello di Babbo Natale..Si ,amici miei , avete capito bene : il ladro , nonché autore dell’ incisione, era proprio lui.
Adesso rimaneva da capire il perché di quel gesto nei miei confronti.
Così  preparo l’attrezzatura per il viaggio : corde di caramello, pistole spara-torte, radar cercapersone realizzato interamente con puro cioccolato extra fondente.
Arrivato in Lapponia , cerco la dimora di Babbo Natale, suono il campanello ed ecco mi apre il maestoso portone d’oro un piccolo omino che con voce sottile ,mi dice .-Ti stavamo aspettando, entra pure.-
Attraverso la stanza principale, dove gli aiutanti di Babbo Natale lavorano in modo frenetico ; ma  una cosa mi colpisce ….sono molto tristi.






Cerco di capire il perché di questa stranissima situazione. Così guardo fisso gli occhi di Babbo Natale e  vedo scorrere alcune immagini che mi colpiscono molto, infatti piansi.
Avevo capito perché il cuore di Babbo Natale era diventato di pietra e di conseguenza il perchè delle sue azioni: rubare agli uomini tutto ciò a cui tenevano molto.
Sapete  Babbo Natale ha sempre portato regali a tutti , ha esaudito migliaia di richieste, ma non ne ha mai ricevuto.
Solo a quel punto capisco che l’unica soluzione possibile è parlare con lui.
Caro Babbo Natale, il Natale non è solo regali, panettoni, e tavole imbandite, ma è soprattutto la gioia di stare insieme alle persone che ami davvero e passare con loro uno splendido giorno diverso da tutti gli altri.
Che stupido sono stato….-rispose Babbo Natale-mi vergogno di me stesso…..Sono ancora in tempo per rimediare? Certo –risposi.
La festa è appena cominciata…







Il caro Babbo Natale riprese il suo spirito natalizio, mi restituì il mio prezioso ricettario, preparò le renne, caricò i regali e partì.
Se pur con qualche ora di ritardo tutti ricevettero i  regali  e il Natale fu salvo. Dimenticavo , al mio ritorno in pasticcera trovai un sorpresa: un meraviglioso impastatore nuovo…….Grazie Babbo Natale…




Alla fine del racconto di Jek, la fata Ophelia disse- Che strano, anch’io ho sentito una storia simile, ma è avvenuta molto lontano dal tuo paese… precisamente a Sonabilandia …Chi sa perché Babbo Natale vuole mandarci questi messaggi …-.
-Su racconta –disse Jek incuriosito.
La fata Ophelia iniziò il suo racconto natalizio.
Ascoltate...



Era la mattina di Natale e a Sonabilandia, un paesino dove tutti sono sempre felici, non c'era buon umore e in giro non si vedeva neanche un sorriso; questo perché in tutte le case stranamente erano scomparsi i regali, l'albero di Natale ed il Presepe. Nessuno sapeva chi fosse stato, non c'erano neanche sospetti perché a Sonabilandia erano sempre tutti buoni e felici e lì abitava Babbo Natale...







Un ragazzino di 12 anni, Benjamin, molto incuriosito dall'accaduto, decise di indagare e scoprire la verità perché non faceva di certo bene tutta quella tristezza in giro.
Aiutato da due suoi amici della stessa età, Junior e Christian, Benjamin si procurò degli occhiali a raggi x in grado di vedere dentro le case e delle speciali tute per essere super-veloci. Costruì anche una macchina molto ingegnosa e utile che serviva a capire se le persone interrogate mentivano o dicevano la verità.
A poco a poco riuscirono ad interrogare gli abitanti di Sonabilandia; tutti dicevano di essere innocenti e di non aver visto nessuno e la macchina lo confermava, quindi le cose per Benjamin, Junior e Christian diventarono difficili. A questo punto passarono al piano-b: perlustrare tutta la città con gli occhiali a raggi x per vedere se gli oggetti scomparsi erano nascosti da qualche parte; niente da fare! Pure questa volta fallirono. Perlustrarono tutta la città, millimetro per millimetro, ma non trovarono un bel niente. Non rimaneva che Babbo Natale. A quel punto a Benjamin sorse un dubbio che fosse proprio  lui, Babbo Natale, il colpevole della mancanza di spirito natalizio in giro, e del furto dei regali, degli alberi di Natale e del Presepe. Junior e Christian, che non erano d'accordo con Benjamin perché per loro era impossibile che fosse stato Babbo Natale, gli diedero del pazzo e lo lasciarono solo.
Ma Benjamin non si diede per vinto e, pieno di coraggio e di buona volontà, si incamminò verso il villaggio di Babbo Natale.






Quando arrivò, vide le renne giù di morale, sembravano molto stanche e che fossero state  maltrattate durante la notte. Appena entrò nel villaggio osservò gli Elfi  molto tristi anche loro; Benjamin allora  capì che nel villaggio di Babbo Natale qualcosa non andava...
Entrò in una porta con la scritta dorata "Sala regali" e vide Babbo Natale che trattava da schiavi gli Elfi; anche loro avevano perso lo spirito natalizio. Babbo Natale, accortosi di Benjamin, disse: "E tu chi sei? Come osi entrare nel villaggio di Babbo Natale?!" Contemporaneamente dava ordini in maniera molto sgarbata agli Elfi, concludendo il tutto con una risata diabolica.
Benjamin, spaventatissimo, si fece coraggio ed iniziò a parlare con Babbo Natale: "Gli abitanti di Sonabilandia hanno perso lo spirito natalizio, le renne e pure i tuoi Elfi, sei diventato malvagio e non porti più pace e amore, che ti è successo Babbo Natale?!" Babbo Natale, si accorse di ciò che stava facendo ed iniziò a piangere; erano lacrime molto amare. Disse a Benjamin: "Caro figliolo, hai ragione, mi sono trasformato in un mostro, non so nemmeno io quello che sto facendo...Sono stato io a rubare i regali, l'albero di Natale e il Presepe, sono stato io a maltrattare gli Elfi e le renne, e mi pento di tutto questo. Non so cosa mi è preso; tutte le volte devo sempre donare qualcosa a tutti ma mai nessuno mi fa un regalo, mi sono arrabbiato ed ho esagerato, ho perso lo spirito natalizio e adesso non so cosa fare". Ma Benjamin col suo sguardo furbo gli disse che non tutto era perduto e che c'era ancora tempo per farsi perdonare.
Lui e Babbo Natale allora si misero all'opera: prepararono un carro e andarono in giro restituendo i regali alle famiglie, inclusi i biglietti con le scuse per l'accaduto.








Gli abitanti di Sonabilandia, commossi per il gesto di Babbo Natale, decisero di ricambiare e si presentarono a casa sua con migliaia di doni. Da quel giorno Babbo Natale capì cosa fosse veramente lo spirito natalizio e gli abitanti di Sonabilandia vissero sempre felici e in allegria, tutto grazie al giovane Benjamin...


Terminato il suo racconto, Ophelia disse:- Adesso ho capito cosa vuole dirci Babbo Natale....Non solo nel mondo degli umani i veri valori si stanno perdendo, ma anche in mondi diversi e lontani il male sta dilagando. Sta a noi combattere e difendere quel che rimane. Comunque adesso è Natale e non bisogna essere tristi.
Forza Ellett, raccontaci la tua storia natalizia-
La fata Ellett commossa per quel che aveva detto Ophelia, iniziò il suo racconto...






Tanti anni fa in un paese d'alta montagna vivevano due bambini, Angelo e Marco. Angelo viveva con entrambi i genitori in un lussuoso palazzo al centro della piazza del paese ed era molto ricco e felice.
 Poco fuori il paese, in una casa quasi del tutto diroccata, viveva con la nonna anziana, Marco. Questo, ancora piccolo aveva perso entrambi i genitori in un brutto incidente e perciò era andato a vivere con la nonna anziana e malata.




Per vivere Marco era costretto a svolgere piccoli ed umili lavori e per questo era povero e solo.

Nel periodo di Natale a casa di Angelo era tradizione addobbare l’albero di Natale con variopinte decorazioni ed illuminazioni; sotto l’albero decorato venivano poi riposti regali e dolci tipici.
Anche a casa di Marco era tradizione fare l’albero di Natale, ma a differenza di quello di Angelo il suo era fatto con rami secchi raccolti nel bosco, senza luci e con piccole decorazioni. Nell’albero di Marco niente regali e dolci.
Marco era contento del suo albero, ma ogni volta che passava dalla piazza del paese, vedeva dalla finestra del palazzo di Angelo il loro bellissimo albero decorato ed illuminato e si rattristava perché si sentiva ancora più solo ed infelice.




La notte di Natale, nella Chiesa del paese s’ incontrarono Marco ed Angelo. Marco gli raccontò la sua storia. Angelo vedendo la sua situazione,  gli disse:- Io ti posso aiutare. Conosco un Angelo custode che sa sistemare le cose molto brutte. Ci vediamo tra un’ora e ti spiegherò tutto. Non dimenticarti di portare una lucciola e un organetto.-
 Passata un’ora, Marco  tornò nella chiesetta e iniziò a suonare l’organetto. All’improvviso la lucciola che teneva sulla spalla cominciò a volare e nella chiesetta arrivarono moltissime lucciole che illuminarono l’altare.





Cosi apparve l’Angelo custode che gli disse: -Stanotte voglio farti un regalo. Guarda dietro le mie spalle.-

 Marco iniziò a piangere perché vide i suoi genitori.
Finalmente poteva parlare di nuovo con i suoi, raccontare la sua povera vita , le sue paure e i suoi sogni.
Non avrebbe mai potuto sperare in un regalo più bello.
Alle prime luci dell’alba Marco tornò a casa sua e trovò una bellissima sorpresa: un pupazzo di neve molto particolare.





Aveva sulla testa il cappello preferito del padre e la sciarpa rossa della madre.
Il giorno di Natale Marco e sua nonna pranzarono nella loro vecchia casa, ma con un ospite , il pupazzo di neve che stava fuori nel giardino e che stranamente non si scioglieva con il calore del focolare.
Finalmente Marco era di nuovo  un bambino felice; aveva la certezza che il suo futuro sarebbe stato radioso e pieno di favolose sorpresa.




 Si era fatto tardi, i raggi del nuovo sole stavano per illuminare il cielo di Petunia, ma Faith decise di raccontare anche lei un piccola storia. E così fece...



C’era una  volta una vecchietta  che viveva con i suoi nipotini in un paese di montagna. Adiacente alla loro casa, si trovava una piccola stalla con tante renne.





 Un giorno uno dei nipotini, mentre  raccoglieva un po’ di vischio ed alcune stelle di natale per il presepe, scomparve.
La nonna preoccupata andò a cercarlo con gli altri nipotini. Dopo un po’ , lo trovarono  spaventato e tremolante in una casa diroccata non lontano dalla loro. Così decisero di indagare, perché il bambino aveva riferito alla nonna di aver visto un tipo un po’ strano aggirarsi li intorno.
 La vecchietta prese una scopa e girò per la casa in cerca
dell’estraneo, ma non lo trovò quindi se ne ritornò a casa. Durante la notte questa strana creatura tentò di rubare le renne ma l’anziana signora, sentendo un rumore provenire dalla stalla , si alzò e con un pezzo di legno trovato per caso vicino l’entrata della stalla, lo colpì alla testa e lo fece svenire.






Poco dopo  si venne a sapere che “la creatura” era un elfo di Babbo Natale e che il suo compito era quello di  prendere in prestito una renna perché quella di Babbo Natale si era fatta male e non poteva portare i doni ai bambini. Così la vecchietta e i nipotini non solo diedero la renna ma aiutarono il vecchio Babbo Natale a portare i doni!!!!!!






DAL REGNO DI PETUNIA A TUTTI VOI
ESSERI UMANI